Leggendo la parola schiavitù viene quasi naturale pensare a tempi remoti: dalla civiltà egizia, all’antica Grecia, per passare alla Roma imperiale, fino all’epoca del colonialismo arrivando, man a mano, fino al XIX secolo, quando la schiavitù è stata formalmente abolita.
Le formalità, tuttavia, hanno sempre cambiato il mondo fino ad un certo punto.
È triste pensare che ancora oggi, nel XXI secolo, esistono esseri umani ridotti a schiavi. Ancor peggio se si pensa che si tratta dei più deboli: uomini, certo, ma anche grandi masse di donne e bambini costretti a vivere in condizioni disumane per poter semplicemente sopravvivere. Stiamo parlando del nuovo volto della schiavitù: i migranti. Persone considerate oggetti, costrette a pagare sulla loro pelle un prezzo abominevole per la sola colpa di aver aspirato ad una vita migliore.
Mai come negli ultimi anni l’immigrazione costituisce un tema tanto attuale, soprattutto qui in occidente, dove la parola “immigrazione” suscita sempre delle opinioni contrastanti.
Una cosa è certa, solo un ignorante non è in grado di comprendere che chi lascia la propria terra lo fa sempre per una ragione valida, ragione che troppo spesso si riduce ad essere povertà e conflitti.
Si parla di vere e proprie tratte di esseri umani, parole a dir poco inquietanti che ci si augura di leggere soltanto nei libri di storia, e che invece vengono usate praticamente all’ordine del giorno come titoli di articoli e servizi giornalistici.
Di pochi giorni fa è la notizia di ragazze nigeriane che, abbindolate dalla promessa di un lavoro sicuro in Italia, vengono condotte nel nostro Paese per poi essere costrette a prostituirsi, minacciate e ricattate con ritorsioni sui loro cari tramite dei riti vudù: un giro di prostituzione che interessa tutta la penisola italiana, da Bergamo fino a Palermo. Questo è quasi peggio che essere schiavi. È attentare alla parte umana che fa di noi degli esseri con dei sentimenti, la parte che ci distingue dagli animali, è vedere il proprio futuro ridursi in brandelli davanti agli occhi, è male puro.
Come può l’essere umano arrivare a tanto? La risposta è: con l’ignoranza. E l’ignoranza non fa che seminare altra ignoranza. La stessa di chi cade nel cliché di “quelli che vengono a rubarci il lavoro”. “Quelli” vengono a cercare una vita dignitosa, degna di essere considerata tale e, purtroppo per loro, non solo spesso non la trovano, ma sono anche circondati da una società che li disprezza esclusivamente per la loro condizione di migranti, una condizione tutt’altro che privilegiata, o ancora peggio per il colore della loro pelle.
Non dimentichiamo di esser stati migranti anche noi: durante primi decenni del Novecento, Ellis Island ha accolto centinaia di migliaia di italiani in fuga dalla fame e dalla povertà, a caccia del “Sogno Americano”; siamo stati derisi in quanto italiani, siamo stati discriminati in quanto italiani. Noi eravamo loro.
Con l’ignoranza la storia è destinata a ripetersi, teniamolo a mente.

Pubblicato da Caterina Mastrangeli

Mi chiamo Caterina, ho ventidue anni e sono una studentessa di scienze della mediazione linguistica presso la SSML Gregorio VII di Roma. Ballerina professionista di ansia classica dal 1997, scrivo di serie, tv e serie tv perché mi appassiona. Benvenuti nel mio blog :)

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